I commenti dati alla mia storia mi hanno lasciato l’amaro in bocca, soprattutto per quanto riguarda quelli di CharlotteDoyle e FreackledMiks.
Per quanto concerne il commento di CharlotteDoyle, rispondo domanda per domanda, visto che sono le cose che l’hanno lasciata più perplessa e mi scuso se questo mio intervento sarà lungo.
“perchè non ci viene mostrato niente di quello che succede veramente? La descrizione che fa da cappello è vaga e non accenna ad alcun fatto in particolare, né inventato né proveniente dal canon; in una qualche misura, questa Hogwarts è ancora più lontana di quella che ci arriva attraverso il settimo libro.”
Ho ritenuto opportuno non dare troppo spazio a questa parte non perché non fosse importante, ma proprio perché avrei dovuto preoccuparmi di inventare ciò che non è stato detto, ciò che è successo nei primi mesi degli studenti a Hogwarts, avrebbe di sicuro tolto importanza al vero punto della storia.
All’inizio della storia, comunque, c’è un accenno all’aria che si respira nella scuola, se questo non è soffermarsi molto, allora il limite di parole doveva essere molto più alto, perché descrivere tutto ciò che i lettori si aspettano è difficile, complicato, implica molto più spazio (diciamo che la storia poteva essere di 40-50 pagine di word formato A4) e, sinceramente, non avrei neanche scritto la storia, perché ognuno si è fatto un’idea di ciò che è successo al di là del racconto della Rowling. Perché scrivere qualcosa che i lettori si aspettano? Secondo me risulta noioso e, come già detto, complicato… Dovremmo entrare nella testa di ogni lettore e scrivere la storia in base a ciò che pensano?
“Ci sarà stata una causa scatenante, una goccia che ha fatto traboccare il vaso, piuttosto che una “sensazione che qualcosa non va bene”?”
Riporto direttamente dalla storia: “Lo doveva fare per tutti quegli studenti che venivano maltrattati ogni giorno per qualcosa che dicevano mentre camminavano nei corridoi, facendosi sentire solo dagli amici che non erano rimasti a casa per la paura. Lo doveva fare per se stesso e per gli altri che ne avevano già preso parte, almeno sarebbero stati impegnati in qualcosa di veramente utile, non pensando alle ingiustizie che subivano ogni giorno. Lo doveva fare per Albus Percival Wulfric Brian Silente, suo professore, suo mentore, che l’aveva premiato il primo anno, era stato il primo a dargli fiducia anche quando non ne aveva lui stesso, quando si dimenticava le cose o sbagliava perché troppo terrorizzato all’idea delle urla della nonna.
Era già da un po’ che voleva chiedere a Ginny e Luna l’aiuto necessario per riformare l’ES, sapeva che anche loro volevano usare la magia per un motivo valido, non per fare stupidi trucchetti che non sarebbero serviti poi a molto, se avessero dovuto combattere in guerra, fianco a fianco con gli Auror… o con Harry, Ron e Hermione.”
Ho omesso la maggior parte delle cose perché basta leggere il settimo libro e, siccome questo è un missing moment, io, fanwriter, mi aspetto che i lettori della mia storia abbiano almeno un’infarinatura generale di ciò che è successo a Hogwarts o fuori e di ciò che ha detto e descritto la Rowling nei/l libri/o. Ma gli accenni di ciò che vogliono fare Neville, Luna e Ginny ci sono già nel sesto libro (o forse anche prima). E come ho già detto se si doveva anche fare un riassunto della saga, il limite delle parole per questa storia avrebbe dovuto essere molto più alto.
“Le scelte non sono combattute? I personaggi non hanno paura per quello che potrebbe succedere, a loro e alle loro famiglie? Non ci sono opinioni contrastanti nel gruppo? Non c’è la possibilità di prendere una strada diversa?”
Mi sembra che nella storia più volte ci si soffermi su ciò che pensano i personaggi, quindi il conflitto interiore c’è, ma ciò che fanno è la cosa giusta, lo sanno e le sensazioni di dubbio si annullano anche guardando gli altri. Chi fa parte di un gruppo lo sa bene: ci sono i dubbi, uno può ritirarsi o stare insieme agli altri, nel bene e nel male; i tre protagonisti avevano deciso di fare qualcosa di “attivo”, e questa decisione l’abbiamo già nel quinto libro, io non ho fatto altro che riproporre una situazione in qualche modo già vissuta. Quindi la domanda sulla paura che succeda qualcosa a loro o alle famiglie si può proporre leggendo il quinto libro: non mi sembra che si soffermino poi molto a pensare alle conseguenze, no? Vogliono solo studiare, imparare a difendersi, a fronteggiare il nemico in caso di guerra.
“In una situazione dove tutto sembra già risolto, dove i personaggi non hanno bisogno di superare i propri limiti, dov’è la storia?”
Senza offesa, ma un “no comment” su questa affermazione ci sta più che bene e mi dispiace che la storia sia risultata così banale.
Per rispondere a FreackledMiks non mi soffermerò sulle cose punto per punto, l’ho già fatta troppo lunga.
La storia non è stata tagliata in alcun modo perché certe cose, lo devo ammettere, non mi sono neanche venute in mente… La storia era nella mia testa esattamente così come l’avete letta.
Mi sento di dissentire fortemente sul fatto che siano “fortunate coincidenze che portano ad un’accelerazione della narrazione”; riprendendo gli esempi:
– tutti e tre pensano sempre a come riunire l’ES, quindi mi sembra più che plausibile che una persona si ritrovi a pensare di andare a parlare con un’altra e quella le capiti “sotto il naso”;
– l’incontro nella Biblioteca è di fatto molto rapido, ma tutti e tre, mentre parlano, fanno finta di studiare, così da non insospettire nessuno. Anche questa non mi sembra molto una fortunata coincidenza… per non parlare del fatto che praticamente solo Madama Pince controlla la Biblioteca e non sopporta che si parli, mangi e altro nel “suo regno”;
– per la notte delle scritte riporto direttamente dalla storia: “Arrivata al sesto piano sentì uno strano scalpiccio alle sue spalle, non era sicura se fosse un professore, un prefetto o solo qualche quadro che ancora non dormiva. [...] Si nascose dietro un arazzo e aspettò che colui o colei che percorreva la stessa strada passasse; ‘C’è mancato poco’ sospirò non appena riprese a respirare. [...] nessuno li aveva interrotti, tranne qualche scricchiolio che li faceva sobbalzare ogni tanto e nascondere rapidamente dietro le statue nei corridoi adiacenti.” Mi sembra che ci siano stati momenti nei quali qualcuno avrebbe potuto scoprirli, se non ha soddisfatto quanto descritto mi dispiace, ma, come già detto, il limite delle parole doveva essere ben più ampio e forse ci sarebbe stato qualche colpo di scena in più. Eppure una storia nella quale i ragazzi sono stati scoperti, nonostante il piano brillante, si è ritirata dal concorso e non è stata molto apprezzata da alcuni lettori anche per via di questo particolare.
Per quanto riguarda Luna mi sono attenuta a ciò che ci dicono i libri e non al film, ma d’altra parte ognuno ha una sensazione diversa quando legge di certi personaggi.
Scusate se l’ho fatta così lunga e mi dispiace non aver trovato dei consigli degni di essere seguiti nei commenti a cui ho risposto.
Un’ultima cosa: ho notato che non solo nel sondaggio il titolo della mia storia era sbagliato, ma anche qui; è “reclutamento” non “reclutamente” e alla fine non c’è alcun punto esclamativo. Potreste correggere? Grazie.